A CAPOFITTO DELLE POESIE
vomito dal cervello
per liberare questa pena
innamorarmi poi una volta al giorno
di sconosciuti
e abbandonarli come cani sull’autostrada
d’estate.
qualcosa rimane
un flusso unico e solo
imprimere i pensieri di un cauchemar
ecco perché devo scrivere.
liberarsi delle sensazioni,
prendere il tempo
tra le mani e schiaffeggiarlo.
il sole mi lecca e mi accarezza senza imbarazzo.
cammino alla ricerca di un volto noto
ma non conosco nessuno, nessuno mi vede,
neanche i machinini nudi nelle vetrine del boulevard.
sconfitta davanti al mio frigo vuoto,
affaticata dall’odore stagnante.
la stessa sensazione eterna in mancanza di idee.
non ho idee, ho troppe idee,
ma la stanchezza mi strangola
e preferisco il sonno alla costanza.
amare la solitudine e farsi del male.
mettendomi lo smalto, capisco come non sia possibile rispettare i bordi. la goccia che ricopre la pelle è inevitabile.
amarsi ma non volersi,
vedersi lontani da se stessi
senza compromessi.
mancanza di tempo
o meglio di un tetto
che accolga le mie speranze e gli abusi disillusi
scrivo un versetto piuttosto che dare un sostegno
la casa sprofonda ma mi i miei pensieri sono cosi duri
che si tengono in piedi da soli
rimpatriata da un paese straniero,
dopo una notte riflessiva
mi trovavo lontano da me
in un posto mai visto,
mi sentivo nuova e pulita.